Eredità pt. 5: la successione legittima di fratelli e sorelle

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Chi sono i parenti collaterali? Come si ripartisce l'eredità nella successione legittima di fratelli e sorelle? Rispondiamo insieme a queste ed altre domande!

Torna puntuale l’appuntamento targato Blumatica focalizzato sull’eredità e la successione legittima!

Nella puntata precedente, ci siamo focalizzati sulla figura di genitori e ascendenti come beneficiari del patrimonio. Ora invece ci concentriamo sui fratelli e le sorelle, ovvero i parenti privilegiati del ramo collaterale. Sono gli eredi più importanti di questa linea di parentela ed entrano in gioco solo se il dante causa non ha lasciato discendenti diretti (figli, nipoti, pronipoti o abnipoti discendenti).

Chi sono i parenti collaterali?

I parenti in linea collaterale sono quelli disposti su di una linea “parallela” che origina dallo stesso stipite. Tra questi troviamo i fratelli e le sorelle, gli zii, i cugini, i nipoti collaterali (figli dei fratelli) ecc. I fratelli e le sorelle, dopo i discendenti e gli ascendenti, sono gli eredi preferiti.

 

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Nella successione legittima, in assenza di discendenti, concorrono con:

  • L’eventuale coniuge superstite del dante causa;
  • gli ascendenti del de cuius;
  • escludono tutti gli altri collaterali eventualmente presenti;
  • come per i figli o discendenti del dante causa, hanno la capacità di essere “rappresentati” da propri discendenti.

Fermiamoci un momento su un aspetto particolare di questa tematica, ovvero la rappresentazione nel ramo collaterale. I fratelli o le sorelle, oltre ai figli del de cuius, sono la sola categoria di chiamati a godere del diritto di rappresentazione (la capacità, cioè, di essere rappresentati da propri discendenti in caso di premorienza o di rinuncia all’eredità). Per essi, in tal caso, valgono le stesse regole riservate ai discendenti del dante causa, così come visto nell’articolo dedicato.

Le quote di eredità di fratelli e sorelle

A colui che muore senza lasciare figli, succedono i fratelli o le sorelle del defunto da soli, se gli unici presenti, o in concorso con il coniuge e gli ascendenti del dante causa.

Se i fratelli e le sorelle sono:

  • in concorso con il coniuge e in mancanza di ascendenti, al coniuge andranno i due terzi dell’eredità, mentre ai fratelli/sorelle, o uno solo di essi, l’altro terzo (da dividere in parti uguali tra loro);
  • in concorso con genitori o ascendenti senza la presenza del coniuge, vengono ammessi tutti alla successione per capi, fatta salva, in ogni caso, la metà del patrimonio agli ascendenti;
  • in concorso con coniuge superstite ed ascendenti, al coniuge andranno i due terzi dell’eredità e l’altro terzo si divide, per capi, tra gli ascendenti e fratelli/sorelle, salvo in ogni caso il diritto agli ascendenti a un quarto dell’eredità;
  • se invece sono gli unici beneficiari, secondo la successione legittima, del patrimonio, visto che il de cuius muore senza lasciare figli, coniuge superstite e genitori o altri ascendenti, l’intero patrimonio è diviso in parti uguali tra loro.

 

La ripartizione dell’eredità per capi e per stirpi

Nel precedente paragrafo, abbiamo incontrato il concetto di divisione dell’eredità per capi. Cosa significa? Con simile espressione si identifica quella modalità di ripartizione del patrimonio tra eredi di pari diritti, che sostanzialmente attribuisce le rispettive quote in base al numero stesso degli intervenuti. Quindi si divide l’eredità in base alle persone presenti che hanno diritto a ricevere una stessa quota: un solo erede riceverà l’intera eredità, due eredi riceveranno un mezzo ciascuno, tre eredi un terzo a testa, quattro eredi un quarto ciascuno e così via

Altro concetto ben importante da analizzare è la successione per stirpi. Esiste infatti un secondo modo per distribuire un patrimonio agli aventi diritto. La devoluzione dell’eredità avviene per stirpi quando ci si trova in presenza di eredi che hanno la capacità di essere rappresentati, perché premorti o rinunciatari, da propri discendenti diretti. È il caso, ad esempio, di un figlio o di un fratello che sono morti prima dell’attuale dante causa che lascia la propria eredità in un periodo successivo. In questi casi, quando il patrimonio non viene distribuito per capi, tra elementi di pari grado quindi, ma si tramanda in una linea discendente, allora si attua la devoluzione per stirpe. La stirpe è rappresentata dai parenti diretti che originano da uno stipite comune anche detto capostipite.

I gradi di parentela in linea collaterale

Precedentemente in questa collana di articoli si è introdotto il concetto di “grado che, nell’ambito degli stessi rami di parentela, stabilisce delle priorità nella spartizione del patrimonio fra parenti. Allora, di che grado sono tra loro fratelli e sorelle? Passiamo a scoprire un’altra particolarità di questo avvincente mondo dell’eredità:

 

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I due figli raffigurati sopra, tra loro fratelli, di che grado sono?

Il computo dei gradi sul ramo collaterale è un po’ più complicato rispetto alla linea retta perché bisogna contare le generazioni, risalendole, che passano tra l’elemento di partenza fino a raggiungere l’ancestore comune, e poi ridiscendere fino all’elemento di destinazione. Più facile a farsi che a dirsi! Analizziamo quindi insieme il caso di studio.

 

Eredità, successione e gradi di parentela: caso di studio

Procediamo con ordine. Se dobbiamo contare un grado per ogni generazione, allora la distanza tra padre e figlio è di un grado. Mario e Marco o Mario e Felice sono tra loro parenti di primo grado (di padre in figlio). E per l’esattezza, Marco e Felice sono i discendenti di Mario. Quest’ultimo, quindi, è il capostipite della propria stirpe (famiglia), mentre Marco e Felice sono i capostipiti delle loro rispettive stirpi che riusciranno a generare. Ma è del tutto evidente che non c’è un collegamento diretto tra Marco e Felice. Infatti, essi sono tra loro parenti collaterali; cioè disposti su due distinte linee parallele. Ricordate?

Allora è facile dedurre che per conoscere il grado di parentela che c’è tra Marco e Felice, bisogna prima passare per l’anello di congiunzione comune che è appunto Mario. Ed è proprio così che si contano i gradi in linea collaterale: si parte da un elemento, Marco ad esempio, e si conta un grado quando si raggiunge il capostipite comune, nella fattispecie Mario, poi si ridiscende fino all’elemento di destinazione che nel nostro caso è rappresentato da Felice e su cui si termina il computo in due soli passaggi. Proprio il due è il numero che esprime il valore del grado di parentela tra Marco e Felice.

 

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Il grado di parentela tra cugini

Interessante no? I fratelli, o le sorelle, sono parenti di secondo grado e non di primo, come si è spesso propensi a pensare.

Per ribadire il concetto con un esempio grafico, ecco una immagine abbastanza eloquente che illustra il computo del grado di parentela tra cugini figli di due fratelli:

 

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Ebbene sì! I cugini sono tra loro parenti di quarto grado. Non come si sente dire spesso nel gergo comune: Ciao, ti presento Stefano, mio cugino di primo grado.

 

Leggi anche gli altri approfondimenti:

Eredità pt. 1: la successione legittima del coniuge

Eredità pt. 2: discendenti e gradi di parentela nella successione legittima

Eredità pt. 3: il diritto di rappresentazione

Eredità pt. 4: la successione legittima di genitori e ascendenti

Eredità pt. 6: la successione di zii, cugini, nipoti

 

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Sergio Schettini


Un commento

  • raffaele scalese

    18 Marzo 2023 at 07:24

    Buon giorno,
    lavoro eccellente ed utile in particolare per chi, come me, non è un addetto ai lavori.
    Grazie

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