
INDICE
- Il ramo di parentela collaterale
- Chi sono questi ulteriori eredi potenziali?
- Vince il parente di grado più prossimo
- Eredità, successione, parenti collaterali: esempi pratici
- La successione legittima non può superare il sesto grado di parentela
- La successione dello Stato
- La successione degli affini
- Blumatica al fianco dei cittadini
Blumatica ripropone il delicato tema della successione legittima, con un nuovo redazionale sul passaggio patrimoniale focalizzato sulle altre figure antecedentemente non prese in considerazione. Finora abbiamo infatti studiato le linee guida su come l’eredità del dante causa venga trasmessa in presenza di: coniuge, discendenti, ascendenti, fratelli o sorelle o i loro rappresentanti. Ora concentriamoci sugli altri possibili successori.
Il ramo di parentela collaterale
Nel corso di questa rubrica abbiamo ampiamente trattato dei rami di parentela e della loro importanza nella scala gerarchica, che stabilisce e regola la spartizione di una eredità. Si può quindi procedere con l’esplorazione del ramo collaterale, in mancanza di tutti i soggetti appena elencati poco sopra.
Se chi lascia un’eredità, non annovera tra i propri parenti superstiti:
- figli o altri discendenti diretti (questi ultimi possono entrare in gioco grazie al diritto di rappresentazione, su cui abbiamo precedentemente disquisito),
- coniuge,
- ascendenti (genitori, nonni, bisnonni, ecc.),
- fratelli o sorelle (o loro rappresentanti, sempre grazie al diritto di rappresentazione),
allora gli unici aventi diritto che la legge impone di ricercare, sono gli altri parenti del ramo collaterale.
Chi sono questi ulteriori eredi potenziali?
Oltre a fratelli e sorelle del dante causa, il ramo collaterale è popolato dagli zii, prozii, dai cugini e dai nipoti collaterali (figli dei fratelli del dante causa), ecc. Tutti soggetti che hanno diritto a ricevere l’eredità in mancanza delle categorie di parenti citati sopra. In linea generale essi si possono esporre graficamente come mostrato nella seguente illustrazione:

Vince il parente di grado più prossimo
In simili casi, l’eredità viene devoluta a favore del parente o dei parenti di grado più prossimo senza distinzione di linea. Vale pertanto la regola che il parente di grado più prossimo esclude quello più remoto e, fra pari grado, l’eredità si divide per capi (si veda l’approfondimento riguardante la successione per capi al redazionale Eredità pt. 5: la successione legittima di fratelli e sorelle).
Quindi, a tal punto, ciò che fa la differenza è esclusivamente il grado di parentela! Ed è proprio questa caratteristica che vede prevalere i parenti più stretti rispetto a quelli più lontani.
Eredità, successione, parenti collaterali: esempi pratici
Risulta sicuramente più semplice spiegare simili eventualità con un paio di esempi pratici.
Mario, il dante causa, morendo lascia due cugini di parte materna ed un cugino di parte paterna (tutti soggetti di quarto grado). Posto a € 300.000,00 il valore dell’eredità, a ciascun cugino che quota spetta?
- Al cugino materno 1, spetta un terzo della quota complessiva, per un valore di 100.000,00;
- Al cugino materno 2, spetta un terzo del totale, per un valore di 100.000,00,
- Al cugino paterno 2, spetta un terzo, per un valore di 100.000,00.
Praticamente, essendo tutti gli aventi diritto di quarto grado di parentela rispetto al dante causa, si dividono tra loro l’eredità per capi: essendo tre, riceveranno un terzo ciascuno.
Se Mario, il dante causa, continuando con l’esempio precedente, avesse lasciato anche uno zio (fratello di padre o madre) parente di terzo grado, a chi sarebbe spettata l’eredità?
- Allo zio di Mario, spetta l’intera quota, per un valore di 300.000,00,
- I cugini non hanno diritto al patrimonio.
Lo zio, parente di terzo grado del dante causa, essendo di grado a questi più vicino, esclude tutti gli altri e riceve l’intera eredità di Mario. Ciò avviene a prescindere dal numero (inteso come quantità) degli altri parenti potenziali eredi e tutto dipende unicamente dal grado.
La successione legittima non può superare il sesto grado di parentela
Come è facile dedurre da quanto sopra esposto, la successione legittima (cioè quella che segue i dettami di legge), non può andare oltre il sesto grado. E se chi muore lasciando un autentico patrimonio non ha parenti compresi entro il sesto grado, cosa accade?
La successione dello Stato
La successione legittima non ha luogo in favore di parenti oltre il sesto grado. In questo caso l’eredità passa allo Stato che eredita:
- di diritto senza bisogno di accettazione,
- non può rinunciare all’eredità,
- non risponde dei debiti e dei legati oltre il valore dell’eredità.
Se non sono presenti parenti entro il sesto grado, l’eredità si devolve allo Stato con le modalità illustrate sopra.
Ebbene sì. Se qualcuno muore senza lasciare parenti tra quelli conosciuti nelle varie puntate di questo blog, l’eredità viene trasferita allo stato con modalità previste e codificate del tutto particolari.
La successione degli affini
Due parole, a conclusione di questo articolo, vanno spese per segnalare un’ulteriore categoria di soggetti contemplati dalla legge: gli affini. Questi non sono parenti ed entrano in successione esclusivamente per disposizioni testamentarie. Vediamo bene di chi si tratta.
L’affinità è il tenue vincolo che in seguito al matrimonio lega il coniuge con i parenti dell’altro coniuge, vale a dire tra la moglie e i parenti del marito e viceversa. In tal caso, il grado di parentela corrisponde a quello stesso che lega il proprio coniuge ai suoi genitori oppure ai fratelli e sorelle, se si vuol conoscere la relazione di parentela con questi. Quindi suoceri e genero, suoceri e nuora sono parenti affini di primo grado in linea retta, poiché i suoceri sono parenti di primo grado con il proprio figlio o figlia sposata. I cognati e cognate sono parenti affini di secondo grado in linea collaterale, dato che il coniuge è legato a essi (tra loro sono fratelli o sorelle) da parentela di secondo grado in linea collaterale. È inoltre importante notare che:
- L’affinità non cessa per la morte, anche senza prole, del coniuge da cui deriva,
- Un affine non ha alcun titolo sulla successione legittima. Esso può partecipare a una successione solo se beneficiario testamentario.
Blumatica al fianco dei cittadini
Bene, si è riusciti ad esporre, si spera chiaramente, l’avvincente mondo delle questioni ereditarie in tutte le sue sfaccettature. Almeno quello legato alla successione legittima, si intende. Si è attraversato a volo d’uccello un mondo vicino a chiunque. Un tema che da sempre costituisce una parte importante e delicata della vita di ciascuno di noi, ma che alimenta purtroppo anche accese dispute tra parenti. Questa serie di articoli non ha la pretesa di spiegare ogni cosa riguardo tale aspetto, ma solo l’intento genuino di accrescere il sapere del cittadino che desidera informarsi e conoscere un po’ meglio le regole della società attuale.
Se tuttavia non hai avuto modo di seguire gli scorsi approfondimenti riguardanti l’eredità, non temere! Sul nostro blog trovi i precedenti articoli riguardanti la successione legittima del coniuge (Eredità pt. 1: la successione legittima del coniuge), i relativi discendenti e gradi di parentela (Eredità pt. 2: discendenti e gradi di parentela nella successione legittima), il diritto di rappresentazione (Eredità pt. 3: il diritto di rappresentazione), la successione legittima di genitori e ascendenti (Eredità pt. 4: la successione legittima di genitori e ascendenti) e di fratelli e sorelle (Eredità pt. 5: la successione legittima di fratelli e sorelle).
Scopri infine il nostro software per la gestione delle procedure per la redazione delle pratiche di successione, oltre che delle volture catastali!