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La legge di Goodhart definisce la fallacità degli strumenti di controllo. Prendendo il nome dall’economista britannico Charles Goodhart, indica come, quando si esercita una pressione su un obiettivo, per scopi di controllo, si otterranno effetti non previsti.
Ovvero, con questa teoria si evidenzia la potenzialità di incorrere in errori, o effetti indesiderati, quando si utilizzano metriche o indicatori come àncora per la definizione di strategie in un processo decisionale.
Nel 1975 l’economista scrisse un articolo sulla politica monetaria del regno unito. Qui sostenne infatti che “qualsiasi irregolarità statistica osservata tenderà a crollare una volta che per ragioni di controllo viene esercitata una pressione su di essa”.
Altri studiosi, in seguito, adattarono questa teoria ad altri campi, soprattutto a quello comportamentale.
Legge di Goodhart ed effetto cobra: le conseguenze degli incentivi sbagliati
Un esempio degli effetti indesiderati della legge di Goodhart è dato dall’episodio che poi si definì effetto cobra.
Durante la fase coloniale Britannica in India, ben prima della formulazione da parte di Goodhart della sua teoria, era presente un eccessivo numero di cobra a Delhi.
Il governo, per far fronte a questa problematica, offrì una taglia per ogni cobra morto che venisse consegnato. In un primo momento la tattica sembrò funzionare: il numero di cobra iniziò a diminuire. Tuttavia, i più furbi videro in questo incentivo una possibilità di trarne un vantaggio personale. Iniziarono, così, ad allevare cobra per ottenere la ricompensa. Quando il governo venne a conoscenza dello stratagemma utilizzato, abolì il programma di retribuzione. A questo punto, gli allevatori liberarono i serpenti che stavano allevano perché non costituivano più un vantaggio, peggiorando così la problematica che in realtà inizialmente si voleva risolvere.
Secondo lo psicologo e filologo Wilhem Wundt si parla, in casi come questo, di conseguenze inattese quando si hanno “conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali”. Ovvero quando un programma, stabilito per portare determinati obiettivi, ha esiti imprevisti perché non si sono presi in considerazione alcuni potenziali aspetti di rischio.
Settare i giusti premi – obiettivi e prioritizzare la sicurezza sul lavoro
Anche nella sicurezza sul lavoro la legge di Goodhart è spesso innescata da premi in denaro. Per partecipare a bandi di gara e assegnazioni è previsto come requisito il minor numero di incidenti sul lavoro.
Scegliere questo obiettivo come misura di selezione può essere svantaggioso perché le aziende potrebbero falsificare i report o non segnalare gli eventuali incidenti sul lavoro.
È questo, infatti, un altro caso di conseguenze impreviste: invece di attuare politiche aziendali che favoriscano la riduzione del rischio, ci si allontana dall’obiettivo trovando scorciatoie che garantiscano la ricompensa desiderata.
Analizzando dati e statistiche sui settori produttivi diviene, infatti, chiaro che alcune situazioni sono sovrastimate e irreali.
Compromettere la qualità con la quantità è indice di una mentalità, anche imprenditoriale, incentrata sui profitti a breve termine. Per il benessere dei lavoratori, e del team in generale, occorre concentrarsi sul mantenimento di standard di qualità, ad ogni livello e condividere strumenti di crescita e miglioramento.
Occorre, quindi, formare i propri dipendenti in modo che ognuno sappia come gestire situazioni di crisi e dare un contributo attivo al progresso aziendale. E, per contrastare la legge di Goodhart, a livello esterno, basarsi sempre su analisi accurate di dati e statistiche.