Rischio Radon: la minaccia invisibile dei luoghi di lavoro

Gemma De Nicola18 Ottobre 202517min3600
Rischio Radon
Il radon nei luoghi di lavoro è un gas radioattivo invisibile e pericoloso, seconda causa di cancro ai polmoni dopo il fumo. Il D.lgs. 101/2020 impone la valutazione del rischio radon e misure correttive se i livelli superano i limiti. Con Blumatica Radon, i professionisti possono gestire facilmente monitoraggio e conformità normativa.

Il radon è un gas radioattivo naturale, incolore e inodore, che si genera dal decadimento dell’uranio e del torio presenti in rocce e suoli. Sebbene all’aria aperta la sua concentrazione sia solitamente bassa, può accumularsi negli ambienti chiusi, come gli edifici, raggiungendo livelli elevati e pericolosi per la salute.

Rischio Radon - Come il Radon entra in casa
Figura 1 – Come il Radon entra in casa

Secondo l’INAIL, il radon rappresenta la principale fonte di esposizione a radiazioni ionizzanti per la popolazione e, dopo il fumo di tabacco, è il secondo fattore di rischio per lo sviluppo del cancro ai polmoni. Studi epidemiologici stimano che in Italia, ogni anno, tra i 1.000 e i 5.500 casi di cancro polmonare siano attribuibili all’esposizione al radon. Il rischio è ancora più alto per i fumatori, a causa di un effetto sinergico tra radon e fumo.

In Italia, la concentrazione media di radon indoor è circa 70 Bq/m3, quasi il doppio della media mondiale. Si stima che circa 200.000 luoghi di lavoro abbiano livelli di radon superiori a 300 Bq/m3.

Valutazione del Rischio Radon e Obblighi per i Datori di Lavoro

La normativa italiana (D.lgs. 101/2020) considera l’esposizione al radon nei luoghi di lavoro come una “situazione di esposizione esistente”. La valutazione del rischio, obbligatoria per specifiche attività e sedi lavorative, si basa sulla misurazione della concentrazione media annua di radon nell’aria.

I luoghi di lavoro a rischio includono:

  • Locali sotterranei o con almeno tre pareti sotto il piano di campagna.
  • Locali al piano terra e al seminterrato in aree designate come prioritarie dalle Regioni e Province autonome.
  • Stabilimenti termali.
  • Specifiche attività come quelle legate a impianti di trattamento e imbottigliamento delle acque, o centrali idroelettriche.

Il livello di riferimento (LdR) per i luoghi di lavoro è fissato a 300 Bq/m3 di concentrazione media annua. Se la misurazione supera questo valore, il datore di lavoro è obbligato a prendere misure correttive per ridurre la concentrazione al livello più basso possibile, avvalendosi di un esperto in interventi di risanamento (EIIR).

I datori di lavoro hanno dunque una serie di obblighi. Di seguito sono illustrati i punti chiave, presentati in modo semplificato:

Tempi per la prima valutazione
Se un’azienda si trova in un’area considerata a rischio radon, è necessario far misurare la concentrazione media annua del gas. La prima valutazione deve essere completata entro 18 mesi dall’inclusione dell’area nel piano nazionale d’azione per il radon.
Livelli di radon inferiori a 300 Bq/m³
Se le misurazioni indicano una concentrazione media annua di radon inferiore a 300 Bq/m³, il datore di lavoro deve semplicemente conservare la documentazione dei risultati per almeno 8 anni. Le misurazioni vanno ripetute in due casi:

  • Ogni 8 anni, per confermare che i livelli rimangono bassi.

  • Ogni volta che vengono eseguiti lavori strutturali che potrebbero influenzare la presenza del gas, come interventi sulle fondamenta o per il miglioramento dell’isolamento termico.

Livelli di radon superiori a 300 Bq/m³
Se la concentrazione media annua di radon supera i 300 Bq/m³, è necessario intervenire.

  • È obbligatorio adottare misure correttive per ridurre i livelli di radon, con il supporto di un esperto di radioprotezione.

  • Le misure devono essere implementate entro 2 anni dalla relazione tecnica dell’esperto.

  • Dopo l’intervento, è necessario effettuare nuove misurazioni per verificarne l’efficacia.

Monitoraggio post-correzioni
Dopo l’adozione delle misure correttive, la normativa prevede due possibili scenari:

  • Se i livelli di radon si sono ridotti al di sotto dei 300 Bq/m³, le misurazioni successive andranno    effettuate ogni 4 anni.

  • Se i livelli di radon rimangono ancora superiori a 300 Bq/m³, deve essere condotta un’analisi più dettagliata per valutare la dose di esposizione effettiva dei lavoratori. Qualora la dose rientri nei limiti, il monitoraggio deve proseguire fino a quando la concentrazione di radon non scende. Se la dose supera i limiti di sicurezza, il datore di lavoro deve adottare ulteriori provvedimenti previsti dal Titolo XI del D.Lgs. 101/2020 e ripetere la valutazione dopo la loro applicazione.

In ogni caso, i risultati delle valutazioni sull’esposizione dei lavoratori devono essere conservati per un periodo non inferiore a 10 anni.

Lavoratori “temporanei”: un’attenzione speciale all’esposizione al radon

Oltre ai luoghi di lavoro fissi, la normativa deve considerare anche i lavoratori che operano in più ambienti per periodi limitati. Si tratta dei cosiddetti lavoratori temporanei, una categoria che include, ad esempio, tecnici di manutenzione che ispezionano impianti sotterranei, restauratori di siti archeologici e guide turistiche. 

Per loro, valutare il rischio radon è più complesso. Per queste figure professionali, l’approccio non può basarsi su un singolo luogo, ma richiede la stima dell’esposizione cumulativa. In pratica, si calcola la quantità totale di radon a cui il lavoratore è stato esposto, tenendo conto sia della concentrazione del gas nei vari luoghi visitati sia del tempo trascorso in ciascuno di essi.

Le future linee guida del Piano Nazionale d’Azione per il Radon (PNAR) forniranno indicazioni precise su come effettuare questi calcoli. È chiaro quindi che, per i lavoratori che si spostano frequentemente, una gestione efficace del rischio radon richiede un monitoraggio attento e personalizzato, che tenga conto di tutti i contesti lavorativi.

Misure di Protezione e Prevenzione

La prevenzione e la protezione dal radon si basano su un approccio in due fasi:

1. Misure Correttive: Se il livello di radon supera l’LdR, l’esperto in interventi di risanamento (EIIR) progetta e supervisiona interventi tecnici volti a ostacolare l’ingresso del gas nell’edificio. Questo professionista ha le competenze tecniche per progettare e gestire gli interventi necessari a diminuire la concentrazione di radon nell’aria.

Per diventare un EIIR, è necessario:

  • Essere un ingegnere, architetto o geometra iscritto all’albo professionale.
  • Aver frequentato un corso universitario di 60 ore specifico su come progettare, realizzare e controllare gli interventi di bonifica.

2. Misure Individuali: Se le misure correttive non sono sufficienti a riportare i livelli al di sotto dell’LdR, l’esperto di radioprotezione (EdR) valuta la dose di esposizione per ogni lavoratore. L’Esperto di Radioprotezione (EdR) è la persona incaricata di valutare il rischio per la salute dei dipendenti. Il suo compito principale è stimare la dose di radiazioni che ogni lavoratore potrebbe assorbire:

  • se la dose stimata è superiore a 6 mSv/anno, bisogna applicare misure di protezione specifiche per i lavoratori esposti a radiazioni, come previsto dalla normativa.
  • se la dose stimata è inferiore a 6 mSv/anno, il datore di lavoro deve comunque continuare a monitorare l’esposizione dei dipendenti finché non si riesce a riportare i livelli di radon al di sotto del limite di sicurezza.
Schema degli adempimenti previsti dal d.lgs. 101/2020 e s.m.i. per la protezione
Figura 2 – Schema degli adempimenti previsti dal d.lgs. 101/2020 e s.m.i. per la protezione (Inail – Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambiente)

L’INAIL sottolinea che, anche nei casi in cui non sia obbligatorio, la misurazione e gli eventuali interventi di risanamento sono misure di prevenzione raccomandate per ogni edificio, per proteggere la salute di tutti gli occupanti. La documentazione relativa alla valutazione del rischio radon deve inoltre essere parte integrante del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) aziendale.

Blumatica Radon: la soluzione per la valutazione del rischio da gas radon

Per aiutare i professionisti a navigare in questo quadro normativo, è stato sviluppato Blumatica Radon, un software che semplifica la valutazione dell’esposizione a questo gas radioattivo.

Blumatica Radon è un modulo del software Blumatica DVR, attivabile anche singolarmente, che consente di elaborare una relazione tecnica completa per la valutazione del rischio da radon, in conformità con la normativa vigente. Il software permette di:

  • Valutare il rischio nei luoghi di lavoro: Con l’uso di checklist e il calcolo della concentrazione media annua, il software aiuta a determinare con precisione il rischio associato.
Checklist Rischio Radon nei luoghi di lavoro
Figura 3 – Checklist Rischio Radon nei luoghi di lavoro
  • Calcolare la concentrazione per brevi periodi: Oltre alla media annua, il programma è in grado di calcolare la concentrazione di radon anche per periodi più brevi.
Calcolo concentrazione Radon
Figura 4 – Calcolo concentrazione Radon
  • Valutare il rischio nei materiali da costruzione: Il software permette di censire i materiali e di calcolare l’indice di concentrazione di attività dei radionuclidi.
Valutazione rischio materiali da costruzione
Figura 5 – Valutazione rischio materiali da costruzione
Figura 6 - Dettaglio valutazione Radon
Figura 6 – Dettaglio valutazione Radon

Inoltre, il software offre la possibilità di acquistare un kit di rilevamento del gas radon a un prezzo scontato, fornendo una soluzione integrata per il professionista. Blumatica Radon si pone come uno strumento fondamentale per garantire la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, supportando l’esperto nella gestione di una minaccia invisibile ma reale.

Il radon è una minaccia invisibile ma reale e la sua gestione richiede un approccio proattivo. Rispettare la normativa vigente e integrare la valutazione del rischio radon nel DVR non è solo un obbligo legale, ma un passo fondamentale per garantire un ambiente di lavoro sicuro e tutelare la salute dei lavoratori.

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Gemma De Nicola

Senior R&D Engineer


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